Marco Chiera
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04/03/2024 - Ultimo aggiornamento 04/03/2024
Esther Diaz-Mohedo, Fidel Hita-Contreras, Eduardo Castro-Martin, Andrzej Pilat, Borja Perez-Dominguez, Geraldine Valenza-Peña | Anno 2024
Usare la terapia miofasciale per migliorare gli outcome psicologici, la qualità della vita e la funzione sessuale in donne con dolore pelvico cronico – una serie di casi
Patologia:
Dolore al cingolo pelvico
Tipo di studio:
Studio clinico
Data di pubblicazione della ricerca:
24-01-2024
Scopo dello studio
- Obiettivo: valutare gli effetti della terapia miofasciale su ansia, depressione, qualità della vita e disfunzioni sessuali in donne con dolore pelvico cronico.
- Outcome misurati:
- Primari: valutazione dei sintomi di ansia e depressione tramite Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS), della qualità della vita tramite Medical Outcomes Study Short Form 12 (SF-12) e della funzione sessuale tramite Female Sexual Function Index (FSFI).
- Secondario: valutazione degli effetti avversi.
Partecipanti
- Numero: 15 donne (età media 43,3 anni).
- Criteri di inclusione: donne adulte con diagnosi clinica di dolore pelvico cronico (dolore intermittente o continuo nel basso addome, nella pelvi o nelle strutture intrapelviche, della durata di almeno 3-6 mesi) con annesso dolore pelvico miofasciale; sintomi manifestati per meno di 5 anni; dolore pelvico per almeno 3 mesi negli ultimi 6 mesi; dolore alla palpazione confermato in due visite mediche successive attuate all’inizio dello studio.
- Criteri di esclusione: aver ricevuto terapia miofasciale e/o manipolazione del tessuto connettivo per i sintomi; cicatrici importanti e dolorose nella parete del basso addome che, secondo gli autori dello studio, non avrebbero risposto alla terapia manuale senza iniezioni; urinocoltura positiva nell’ultimo mese; presenza di importanti disordini neurologici che possono influenzare la vescica o la funzione neuromuscolare; presenza di calcoli uretrali o ureterali o diverticoli uretrali; storia di radioterapia pelvica, cistite tubercolotica, tumore alla vescica, carcinoma in situ; presenza di una condizione medica grave, debilitante o urgente; presenza una patologia o anormalità pelvica importante (es. prolasso oltre l’anello imenale) che possono causare o peggiorare i sintomi; gravidanza o rifiuto di metodi per il controllo delle nascite; chirurgia addominale, urologica, intestinale o ginecologica nelle ultime 24 settimane.
- Gruppo di studio: 1 gruppo
- Gruppo 1: terapia miofasciale, 15 donne (età media 43,3 anni).
- 2 partecipanti sono state escluse alla fine dei trattamenti per non aver completato i questionari e 1 partecipante alla fine dello studio perché non si è riusciti a contattarla.
Interventi e valutazioni
- Valutazione iniziale per identificare: trigger point e anormalità nel pavimento pelvico e nei muscoli lombopelvici nella prima visita; restrizioni o dolorabilità nel sistema muscoloscheletrico e nei tessuti molli, in particolare di schiena, cintura pelvica, parete addominale e pavimento pelvico.
- Valutazione di ansia e depressione tramite HADS, qualità di vita tramite SF-12 e funzione sessuale tramite FSFI all’inizio dello studio, alla fine dello studio dopo 12 settimane e al follow-up dopo altre 12 settimane.
- Valutazione degli effetti avversi tramite contatto mail settimanale durante tutto il periodo di trattamento.
- 15 sessioni di trattamento da 1 ora distribuite nell’arco di 12 settimane.
- Le partecipanti hanno dovuto completare almeno 8 sessioni.
- Terapia miofasciale: trattamento centrato sul trattamento dei trigger point tramite tecniche di rilascio miofasciale specifiche per ogni tipo di tessuto (connettivo, profondo, viscerale), con annesse indicazioni posturali e di esercizi da eseguire a casa (es. stretching)
- La terapia miofasciale è stata eseguita da due fisioterapisti certificati.
Risultati
- Outcome primari: all’inizio dello studio, il 50% delle partecipanti ha mostrato sintomi di ansia, il 40% sintomi di depressione, il 65% sintomi di disfunzione sessuale e punteggi mediamente più bassi rispetto ai valori normali per quanto riguarda la qualità della vita.
Alla fine della sessione dei trattamenti, sono emersi miglioramenti statisticamente significativi nei sintomi ansiosi e depressivi, nella funzione sessuale e nella qualità della vita a livello mentale. Questi miglioramenti si sono mantenuti nel follow-up a 24 settimane.
Non sono invece emersi miglioramenti per quanto riguarda la qualità della vita a livello fisico.
Una sotto-analisi che ha diviso le donne di età inferiore ai 40 anni e di età superiore ai 40 anni non ha rilevato differenze nei due gruppi fra i vari outcome, se non nella dimensione del dolore legata alla funzione sessuale, maggiore nelle donne con età superiore ai 40 anni. - Outcome secondario: tutte le partecipanti hanno seguito tutte le sessioni di trattamento e nessuna ha riportato eventi avversi.
Discussione
La terapia miofasciale si è dimostrata efficace nel trattare i sintomi psicologici, fisici e sessuali associati al dolore pelvico cronico (unica eccezione: la dimensione fisica della qualità della vita). Data la sua manifestazione multifattoriale, il dolore pelvico cronico tende ad avere importanti ripercussioni a livello della funzionalità fisica, del benessere mentale e delle interazioni sociali. Ciò tenuto conto che le donne, rispetto agli uomini, tendono: ad essere più suscettibili nello sviluppare sintomi depressivi, angoscia emotiva, immagini mentali intrusive e sensibilizzazione in relazione al dolore; a vedere il proprio dolore spesso minimizzato dai professionisti sanitari; a ricevere diagnosi e cure tardive; a vivere maggiori preoccupazioni nelle relazioni sociali e diminuire maggiormente le attività sociali.
Il presente studio ha effettivamente evidenziato sintomi ansiosi e depressivi, oltre che disfunzioni sessuali importanti (minor desiderio, eccitazione, soddisfazione e maggior dolore) in caso di dolore pelvico cronico. E allo stesso modo concorda con altri studi nel mostrare l’utilità della terapia manuale (benché la funzione sessuale non abbia mostrato un recupero tale da poter dire che il risultato sia clinicamente significativo).
Per capire la manifestazione multifattoriale del dolore pelvico cronico è importante considerare la convergenza di riflessi visceroviscerali e somatoviscerali, l’ipertonicità dei muscoli del pavimento pelvico, la sensibilizzazione centrale a livello del sistema nervoso e possibili microlesioni neuromuscolari nella regione lombopelvica a fronte di richieste fisiche particolari, e la loro ripercussione sullo stato emotivo.
Questo studio ha diversi limiti che impediscono di generalizzare i risultati, fra cui il numero limitato delle partecipanti e la non standardizzazione della terapia. Pertanto, servono studi più rigorosi, con campioni più ampi, l’inclusione di gruppi di controllo e l’uso di tecniche che possano ridurre eventuali bias (es. aspettative, mancata rilevanza di effetti avversi) nei risultati. Inoltre, data la multifattorialità della condizione patologica, potrebbe servire includere strategie di trattamento multidimensionali che affrontino le componenti miofasciali, psicosociali e il dolore. In questo modo si può definire un trattamento che sia ideale anche dal punto di vista clinico e pratico.
La recensione di Osteopedia
A cura di Marco Chiera
Punti di forza: buona descrizione dei test usati; utili i grafici e tabelle per comprendere i risultati (al contrario di una descrizione prolissa); buona discussione sulle manifestazioni specifiche e sullo stigma del dolore pelvico cronico nel sesso femminile; buona l’analisi dei limiti; uso di una terapia personalizzata (nonostante gli autori lo mettano come limite).
Limiti: campione piccolo per generalizzare i risultati; dato che il trattamento comprendeva anche indicazioni posturali ed esercizi, non è chiaro il contributo esatto della terapia miofasciale; nella discussione, sarebbe stato utile qualche dettaglio fisiopatologico in più sui meccanismi sottostanti il dolore pelvico cronico e le sue conseguenze, analisi che avrebbe anche potuto meglio indicare quali terapie includere in futuri studi.
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