Marco Chiera
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26/06/2024 - Ultimo aggiornamento 26/06/2024

Zhao Xiang Lin, Anna Perez, Mikhail Volokitin | Anno 2024

Uso del Trattamento Manipolativo Osteopatico per la gestione del pectus excavatum: studio di un singolo caso

Ambito:

Malformazioni congenite

Tipo di studio:

Case Report

Data di pubblicazione della ricerca:

24-05-2024

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Scopo dello studio

  • Obiettivo: valutare l’uso dell’OMT nella gestione e nel miglioramento dei sintomi associati al pectus excavatum.
  • Outcome misurati: valutazione dei sintomi, della funzionalità polmonare, dell’escursione della gabbia toracica e di altri parametri cardiorespiratori/autonomici.

Partecipanti

  • Numero: 1
  • Descrizione: uomo, 25 anni. Storia di “polmoni deboli” durante l’infanzia (migliorati dopo un’infezione da influenza suina H1N1), pectus excavatum e dispnea cronica da sforzo, tosse cronica e dolore intermittente alla parete toracica. Situazione di dolore al petto, mancanza di fiato in caso di esercizio fisico e tosse.
    Sono stati consigliati esercizi di stretching e di respirazione quotidiani, assieme a trattamenti settimanali di OMT.

Interventi e valutazioni

  • Valutazione di frequenza cardiaca a riposo, frequenza respiratoria, pressione sanguigna e saturazione di ossigeno all’inizio dello studio, prima di ogni trattamento e alla fine dello studio.
  • Valutazione della gravità del pectus excavatum tramite misurazioni antropometriche e volumetriche (es. sterno, angolo delle costole, posizionamento delle costole, diametro e larghezza del torace) con righello e nastro misuratore all’inizio dello studio, prima di ogni trattamento e alla fine dello studio.
  • Valutazione della funzione polmonare (volume espiratorio forzato nel primo secondo, FEV1, e capacità vitale forzata, FVC) tramite spirometria prima di ogni trattamento.
  • 14 sessioni settimanali di OMT.
  • OMT:
    • esame strutturale osteopatico ad ogni trattamento concentrandosi su gabbia toracica, sterno, processo xifoideo, colonna vertebrale toracica, stretto toracico e diaframma. Sono state valutate le articolazioni costo-vertebrali per avere indizi sul tono ortosimpatico e l’articolazione atlo-occipitale e la sutura occipito-mastoidea per avere indizi sul tono parasimpatico. La zona C3-C5 è stata valutata per esaminare il nervo frenico;
    • tecniche usate: sollevamento delle costole, rilascio miofasciale dei muscoli erettori della colonna vertebrale, tecniche ad energia muscolare per la colonna toracica e le costole, tecniche di bilanciamento delle tensioni legamentose allo sterno e alle 12 costole, rilascio posizionale facilitato della clavicola e della prima costola, rilascio del diaframma, dell’articolazione atlo-occipitale e della sutura occipito-mastoidea.
  • Esame strutturale osteopatico eseguito da uno studente di medicina osteopatica sotto supervisione.

Risultati

Alla fine dello studio, nessuno dei sintomi (dolore al petto, mancanza di fiato sotto sforzo e tosse) è più risultato presente.
La funzione polmonare (FVC e FEV1) è migliorata al 7° trattamento per poi rimanere stabile fino alla fine dello studio. La frequenza respiratoria è diminuita da 18 respiri al minuto all’inizio dello studio fino a 12 respiri al minuto al 14° trattamento.
Alla fine dei trattamenti, l’escursione massima della parete toracica è aumentata da 4 cm a 5 cm per il diaframma, da 2 cm a 6 cm per l’angolo sternale, da 5 cm a 6 cm per il processo xifoideo, così come l’escursione massima della parete addominale è aumentata da 2 cm a 4 cm per l’ombelico. L’angolo delle costole inferiori è invece rimasto invariato.
Dopo un follow-up di 10 mesi, il paziente ha riportato una leggera mancanza di fiato sotto sforzo e una leggera tosse, mentre è perdurata l’assenza del dolore.

Discussione

L’OMT ha mostrato di poter essere utile in un paziente con pectus excavatum, che ha ben tollerato gli interventi prescritti.

Al 7° trattamento il paziente ha notato un miglioramento del dolore al petto, cambiamento che è risultato collegato con un miglioramento della cifosi della colonna vertebrale toracica, un miglior movimento dell’emidiaframma destro, una maggior escursione dell’angolo sternale e un miglioramento della frequenza respiratoria. Questi miglioramenti possono esser stati dovuti allaa risoluzione della disfunzione inspiratoria del diaframma e aver contribuito ai miglioramenti nei test di funzionalità polmonare.

All’ultimo trattamento, nonostante la presenza di disfunzioni somatiche, sono emersi altri miglioramenti nella mobilità sia sternale sia diaframmatica, oltre che nei sintomi. Il miglioramento dei sintomi, molto probabilmente, è stato correlato con la risoluzione della rotazione toracica sinistra, della destroscoliosi, dell’appiattimento della cifosi toracica e dell’appiattimento dell’emidiaframma sinistro. Questi effetti, complessivamente, possono derivare dalle tecniche osteopatiche che hanno mirato a ridurre il tono ortosimpatico, e a cui hanno fatto seguito le altre tecniche di rilascio delle tensioni miofasciali e legamentose.

Dato che in caso di pectus excavatum vi è un “cedimento” della parete toracica anteriore, che quindi comporta alterazioni nelle funzioni cardiovascolari, l’OMT sembra poter ridurre la compressione della parete toracica anteriore aumentando l’escursione dello sterno.

Questo studio ha diversi limiti come la mancanza di un test da sforzo cardiaco e la mancanza di esami di imaging. Futuri studi su campioni più grandi potranno valutare se l’OMT possa effettivamente risultare una strategia efficace in caso di pectus excavatum.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: buona rappresentazione tramite grafici e tabelle dell’andamento dei risultati principali; buona descrizione dell’organizzazione dell’OMT.

Limiti: come tutti i case report, è difficilmente generalizzabile. Descrizione del caso minimale e mancanza di divisione fra descrizione del caso e risultati. Descrizione in alcuni casi un po’ poco schematica (es. si parla del follow-up solo nelle conclusioni, quando se ne dovrebbe parlare nelle discussioni).
Non è stato descritto che tipo di esercizi di stretching e respirazione sono stati usati, né se il paziente li abbia effettivamente eseguiti: pertanto, diventa difficile considerare gli effetti riportati come merito dell’OMT.
Allo stesso modo, gli autori hanno riportato di aver effettuato diverse misurazioni (es. frequenza cardiaca) che però non sono state riportate.

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