Marco Chiera
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24/07/2024 - Ultimo aggiornamento 24/07/2024

Mirjam Bonanno, Giuseppe Alfredo Papa, Paola Ruffoni, Emanuele Catalioto, Rosaria De Luca, Maria Grazia Maggio, Rocco Salvatore Calabrò | Anno 2024

Gli Effetti del Trattamento Manipolativo Osteopatico sull’attività cerebrale: una Revisione di Scopo degli studi con MRI e EEG

Ambito:

Attività cerebrale

Tipo di studio:

Revisione di scopo

Data di pubblicazione della ricerca:

06-07-2024

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Scopo dello studio

  • Obiettivo: valutare gli effetti dell’OMT sull’attività cerebrale.
  • Outcome misurati: valutazione delle modifiche dell’attività cerebrale tramite risonanza magnetica (MRI) ed elettroencefalogramma (EEG).

Metodi

  • Articoli analizzati: 8
  • Stringa di ricerca:
    • ((“osteopathic manipulative treatment”) OR (“manual therapy”)) AND ((“brain connectivity”) OR (“fmri”))
    • ricerca secondo la domanda “Può l’OMT influenzare l’attività cerebrale le conseguenti risposte neurofisiologiche? Se sì, come?”.
  • Criteri di inclusione:
    • studi su adulti sani o su persone con dolori muscoloscheletrici cronici;
    • studi di ricerca primaria (studi RCT, cross-over o pilota) che riportano, rispetto ad un controllo (placebo o trattamento sham, fittizio), gli effetti dell’OMT sull’attività cerebrale misurata tramite MRI o EEG.
    • studi pubblicati su riviste peer-review;
    • studi in inglese;
    • studi pubblicati fra il 2013 e il 2023.
  • Criteri di esclusione:
    • studi centrati su altre terapie o su terapie manuali non specificate;
    • studi su modelli animali;
    • studi pubblicati nella letteratura grigia, atti congressuali, tesi, etc.;
    • studi su modelli teorici.

Caratteristiche degli studi

  • 6 RCT.
  • 1 studio pilota
  • 1 studio cross-over.
  • 6 studi su soggetti sani
  • 2 studi su pazienti con lombalgia cronica non specifica.

Partecipanti

  • Numero nello studio più piccolo: 12 persone nel gruppo di trattamento e 12 persone nel gruppo di controllo.
  • Numero nello studio più grande: 40 persone nel gruppo di trattamento e 40 persone nel gruppo di controllo (le stesse persone hanno ricevuto entrambi i trattamenti in uno studio cross-over).
  • Numero totale: 216 persone, di cui 131 nel gruppo di trattamento e 125 nel gruppo di controllo (età media 20-42 anni).

Interventi e valutazioni

  • Valutazione dell’attività cerebrale tramite EEG, MRI (diversi tipi: 3T MRI, fMRI, Bold MRI), immagini a perfusione e analisi del flusso sanguigno cerebrale prima e dopo i trattamenti.
  • Da una sessione a 4 sessioni settimanali, della durata compresa fra 30 e 50 minuti.
  •  OMT:
    • trattamento personalizzato sulla base delle disfunzioni somatiche oppure standardizzato a priori;
    • tecniche ad alta velocità bassa ampiezza, manipolazione spinale, tecniche miofasciali, tecniche articolari, tecniche viscerali, compressione del quarto ventricolo, bilanciamento delle tensioni legamentose, bilanciamento delle tensioni membranose, tecniche fluidiche;
    • attenzione dell’operatore diretta alle sensazioni tattili percepite.
  • Controllo:
    • trattamento sham (fittizio) applicato sulle stesse aree toccate nell’OMT o in aree senza disfunzione somatica, tocco leggero;
    • attenzione dell’operatore diretta a compiti matematici.

Risultati

  • Outcome:
    • MRI
      • 6 studi;
      • a seguito dell’OMT, le aree cerebrali coinvolte nel dolore sono risultate maggiormente attive, con differenze statisticamente significative fra prima e dopo il trattamento;
      • in pazienti con lombalgia cronica, il flusso sanguigno cerebrale in aree legate all’elaborazione del dolore – insula posteriore sinistra, corteggia cingolata anteriore sinistra e talamo sinistro – è risultato ridotto in maniera statisticamente significativa a seguito dell’OMT. Al contrario, è aumentato il flusso sanguigno in aree legate alla modulazione del dolore – corteccia cingolata posteriore sinistra, striato bilaterale e insula anteriore destra. Questi sono risultati sono stati correlati con un cambiamento positivo nella variabilità della frequenza cardiaca (HRV) e con i punteggi di dolore auto-riferiti dai soggetti reclutati;
      • dopo l’OMT, è risultata aumentata l’attività anche in aree quali cervelletto mediano, gangli della base, amigdala e nei circuiti motori e legati alla regolazione autonomica ed emotiva;
      • uno studio ha mostrato che l’attenzione dell’operatore ai segnali tattili percepiti (stato di salute dei tessuti del paziente) può favorire l’aumento dell’anticorrelazione tra l’attività della corteccia cingolata posteriore, da un lato, e della corteccia insulare destra e del giro frontale inferiore, dall’altro.
    • EEG:
      • 2 studi;
      • dopo l’OMT, è aumentata in maniera statisticamente significativa l’attivazione della banda alpha a livello di frequenze cerebrali.

Discussione

Diversi studi che hanno valutato gli effetti dell’OMT hanno evidenziato effetti sul sistema nervoso autonomico, ipotizzando quindi la valutazione osteopatica come utile strumento per analizzare lo stato di questo sistema.

Questa revisione si è concentrata specificamente sull’attività cerebrale, e ha mostrato che l’OMT sembra agire sulla cosiddetta “matrice del dolore” come definita da Ronald Melzack. Questi effetti sono stati evidenziati su pazienti con lombalgia cronica e su soggetti sani con disfunzioni somatiche. In effetti, la letteratura riporta le disfunzioni somatiche come fonti di afferenze nocicettive dirette al sistema nervoso centrale, le quali possono instaurare cambiamenti neuronali plastici in grado di sostenere nel tempo la percezione di dolore. L’OMT, risolvendo le disfunzioni somatiche, avrebbe quindi la possibilità di agire sul dolore indotto da questi cambiamenti neuronali maladattivi, ristabilendo e contrastando fenomeni di sensitizzazione centrale e corticale.

Dall’altra parte, sempre sulla base di studi presenti in letteratura, l’OMT potrebbe manifestare i suoi effetti antidolorifici inducendo stimoli che vengono recepiti a livello talamico e che, di conseguenza, modificano l’attivazione dei circuiti somatosensoriali e motori. A tal proposito, alcuni studi hanno riscontrato un’aumentata connettività del salience network sia con la corteccia motoria primaria sia con svariati nuclei talamici, attività che potrebbe spiegare la modulazione del dolore e la regolazione emotiva. Questi risultati sono in linea con quelli qui riportati dove, a seguito dell’OMT, sono emerse attivazioni nei circuiti legati alla nocicezione, all’affettività, alla regolazione autonomica e anche alla regolazione sensomotoria e posturale.

Dato che in alcuni studi è emersa un’attivazione della corteccia cingolata posteriore, l’OMT potrebbe avere un ruolo nel regolare l’attivazione del sistema nervoso autonomico persino a livello centrale. A tal proposito, uno studio che ha usato l’EEG ha evidenziato un aumento delle onde alpha, tipicamente legate ad uno stato di concentrazione e di regolazione autonomica.

Tuttavia, bisogna evidenziare come gli studi presenti in letteratura e qui analizzati risultano molto eterogenei fra loro per le tecniche usate, in quanto in alcuni casi sono state scelte a priori, mentre in altri sono state basate sulla valutazione osteopatica. La scelta di usare tecniche basate sullo stato della persone rende difficile replicare gli studi, benché bisogna sottolineare che si tratta di un approccio vicino alla pratica clinica e alla filosofia osteopatica.

Inoltre, tutti gli studi inclusi hanno considerato solo partecipanti fra i 20 e i 40 anni, aspetto da considerare in quanto dopo i 40 anni tende a verificarsi una diminuzione della connettività cerebrale legata all’età. Se l’OMT fosse effettivamente in grado di migliorare la connettività cerebrale agendo sulle vie e i network interocettivi, potrebbe caratterizzarsi come utile terapia nelle persone anziane dove la connettività cerebrale tende a scemare, potendo così migliorare le capacità cognitive. Gli stimoli interocettivi dati tramite l’OMT potrebbero infatti agire positivamente sulla neuroplasticità favorendo apprendimento, memoria, recupero di eventuali danni cerebrali e altre funzioni ancora. Tuttavia, al momento, su questo tema servono studi specific e più grandi.

Un risultato particolarmente interessante, che sicuramente merita attenzione e futuri studi, è il ruolo che l’attenzione dell’operatore ha nel modificare la funzionalità cerebrale della persona che riceve il trattamento. Molto probabilmente, l’attenzione data dall’operatore alle sensazioni che avverte con le mani lo porta ad attuare un tocco di un certo tipo che permette all’operatore non solo di trattare il paziente, ma anche di comunicare le proprie cognizioni e percezioni, facilitando “l’allineamento degli stati mentali” tra operatore e paziente.

La principale limitazione di questa revisione è la mancanza di valutazioni della qualità e del rischio di bias degli studi inclusi, aspetto sicuramente da risolvere in una futura revisione sistematica. Inoltre, gli studi inclusi sono stati eseguiti su campioni piccoli e non hanno avuto follow-up. Inoltre, per effettuare una buona revisione sistematica è necessaria una maggior omogeneità sia nei trattamenti applicati negli studi sia negli strumenti di valutazione usati.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: buona analisi e discussione delle caratteristiche degli studi e dei risultati emersi; analisi dei limiti della revisione e indicazione di alcune prospettive future per la ricerca in ambito di OMT e funzionalità cerebrale; aver sottolineato l’importanza dell’OMT come terapia per stimolare i circuiti interocettivi e, di conseguenza, le funzioni cognitive alte che da essi dipendono.

Limiti: oltre ai limiti citati dagli autori, un limite importante è non aver incluso gli studi facenti parte della letteratura grigia. Benché gli autori abbiano giustificato questa scelta basandosi sulla migliore qualità degli studi pubblicati sulle riviste peer-review, bisogna evidenziare due cose: in primis, non necessariamente gli studi pubblicati su riviste peer-review sono migliori rispetto agli studi presenti nella letteratura grigia. In secondo luogo, trattandosi di una revisione di scopo che vuole essere il punto di partenza per futuri studi o revisioni sistematiche, includere la letteratura grigia può aiutare ad avere un quadro migliore dello stato della ricerca e a superare diversi bias, fra cui quello di pubblicazione.
Le stesse considerazioni valgono per la scelta di aver incluso solo articoli in inglese perché “la maggior parte degli studi ad alto impatto sono in questa lingua”.

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