Redazione
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05/12/2024 - Ultimo aggiornamento 05/12/2024

Timothy Johnson, Holly B. Waters | Anno 2024

Effetto del Trattamento Manipolativo Osteopatico sulle Malattie Rare: Un Case Report sulla Sindrome di Gordon

Ambito:

Malattie rare

Tipo di studio:

Case Report

Data di pubblicazione della ricerca:

18-10-2024

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Scopo dello studio

  • Obiettivo: riportare l’utilità dell’OMT come parte di una terapia multi-disciplinare in un caso di sindrome di Gordon con molteplici problemi muscolo-scheletrici.
  • Outcome misurati: valutazione dei sintomi, in particolare dolore e mobilità.

Partecipanti

  • Numero: 1
  • Descrizione: donna, 40 anni. Sindrome di Gordon con dolore muscolo-scheletrico poliarticolare, diffuso, cronico e grave, scoliosi e contratture in flessione ed estensione. Ha provato l’OMT dopo aver ottenuto pochi risultati con altre terapie (fisioterapia, chiropratica, dieta, tinture alternative che hanno peggiorato i sintomi).
    Storia di molteplici interventi chirurgici per le anomalie fisiche (es. amputazioni per i piedi equini), oltre a labbro leporino, stenosi esofagea, emorroidi, polipi, diverticoli, reflusso gastroesofageo, dolore e infezioni ai seni nasali, e ad ulteriori alterazioni geniche riguardanti il sistema gastrointestinale. In famiglia molti parenti erano affetti da sindrome di Gordon; un fratello era deceduto a seguito di un attacco d’asma.
    Mentre le artralgie peggioravano col freddo e con l’umidità, le mialgie miglioravano con lo stretching. I maggiori problemi erano rappresentati da una rigidità cervicale che impediva di sostenere la testa e da una lombo-sciatalgia che impediva diverse attività quotidiane.
    L’esame neurologico ha rilevato sensazioni intatte ma attenuate al braccio destro, con forza da 4/5 a 5/5 e riflessi dei tendini profondi 2+. I nervi craniali sono risultati intatti, le pupille uguali, tonde e reattive. Normali le funzioni cognitive. L’esame muscolo-scheletrico ha riportato problemi nel sostenere la testa, estensione limitata, rotazione bilaterale della testa molto limitata, scoliosi lombare grave e andatura limitata (benché autonoma con le protesi alle gambe).
    L’idea è stata usare l’OMT per provare a migliorare la qualità della vita diminuendo le disfunzioni rilevate (muscolari, scheletriche, connettivali e neurali) e il dolore.

Interventi e valutazioni

  • Valutazione dei sintomi, tramite feedback e tramite Cornell Musculoskeletal Discomfort Questionnaire.
  • 2 sessioni distanti 2-4 settimane.
  • OMT:
    • diretto a gambe, zona lombare, pelvi, zona addominale e collo;
    • primo trattamento: counterstrain, tecniche di trazione articolare, rilascio miofasciale indiretto e manipolazione dei tessuti molli;
    • secondo trattamento: tecniche dirette quali tecniche ad energia muscolare, tecniche di Still, tecniche linfatiche, rilascio miofasciale diretto, tecniche di compressione articolare.
  • Esercizi di stretching per i muscoli trapezi e scaleni posteriori, e per il quadrato dei lombi.

Risultati

La paziente ha mostrato benefici e miglioramenti sia dopo il primo trattamento fondato su tecniche indirette, sia dopo il secondo trattamento basato su tecniche dirette. In particolare, il rilascio miofasciale diretto ha avuto ottimi risultati sui gangli celiaco, mesenterico superiore e inferiore, mentre le tecniche di Still hanno agito positivamente sulla mobilità cervicale.
Dopo il primo trattamento, la paziente ha notato una minore rigidità cervicale con maggior capacità di sostenere la testa; inoltre, ha notato nei giorni seguenti minor sintomi di reflusso, minor dolore cervicale e lombare e una maggior ampiezza nei movimenti del collo.
Nel follow-up seguente al secondo trattamento, la paziente ha riportato un importante miglioramento nella qualità della vita a fronte di minor dolore e maggior mobilità in diverse parti del corpo.
Non sono emersi effetti avversi.

Discussione

Prendendo spunto da risultati ottenuti dall’OMT presenti in letteratura, è stato possibile definire un trattamento personalizzato per questa paziente con sindrome di Gordon che ha portato a dei buoni risultati. Sicuramente, se si riuscisse a replicare simili risultati, l’OMT potrebbe diventare una buona terapia per persone sofferenti di condizioni simili.

Nel trattamento, sono state affrontate in primis le aree più problematiche, scelta che ha favorito un buon miglioramento della condizione di salute. Agendo su collo e spalle, la paziente ha notato una riduzione del dolore e un miglioramento nella mobilità. Così facendo, è migliorata la qualità di vita della paziente, la quale ha potuto riprendere una serie di attività quotidiane prima limitate dal dolore e dalla rigidità.

Il trattamento ha anche ridotto diverse ipertonicità muscolo-scheletriche presenti in diverse aree del corpo, oltre che disfunzioni legate alla rotazione spinale o alle ossa. Tutti risultati percepiti tramite palpazione e che hanno avuto riscontro dal feedback della paziente.

Infine, l’azione terapeutica sui gangli celiaco e mesenterici ha avuto anche l’effetto positivo di ridurre i sintomi da reflusso gastroesofageo, altro sintomo importante vissuto dalla paziente. Di conseguenza, nonostante questo problema possa derivare da un’alterazione genica del gene PIEZO2, l’OMT sembra comunque poter aiutare l’organismo ad avere una miglior funzionalità. Questo risultato conferma altri risultati positivi ottenuti con l’OMT in caso di problemi intestinali infiammatori e sindrome del colon irritabile.

Naturalmente, questo caso ha dei limiti: due sole sessioni di trattamento, mancanza di misure oggettive e mancanza di un gruppi di controllo.

I risultati positivi necessitano di essere approfonditi al fine di migliorare le cure di pazienti con problemi muscolo-scheletrici e sindromi rare.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: primo studio sull’applicazione dell’OMT su una malattia rara come la sindrome di Gordon; uso di un questionario validato; utili le tabelle per le disfunzioni somatiche e per i risultati del questionario; presenza di un follow-up; valutazione degli effetti avversi; sono riportati i limiti dello studio.

Limiti: come tutti i case report, è difficilmente generalizzabile. Oltre ai limiti riportati nello studio, in alcuni punti gli autori avrebbero potuto fornire maggiori dettagli (es. come sono stati valutati gli effetti avversi? Parallelamente all’OMT, sono state effettuate altre terapie?).

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