Redazione
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13/01/2025 - Ultimo aggiornamento 13/01/2025

Mikhail Volokitin, Abraham E. Libman, Susan Milani, Mary Banihashem, Siam Ayon | Anno 2024

Un Approccio Osteopatico al Piede Cadente: Un Case Report con Disfunzione alla Testa Peroneale Posteriore

Patologia:

Piede cadente

Tipo di studio:

Case Report

Data di pubblicazione della ricerca:

31-10-2024

Image

Scopo dello studio

  • Obiettivo: riportare l’utilità dell’OMT in una paziente con piede cadente.
  • Outcome misurati: valutazione dei sintomi.

Partecipanti

  • Numero: 1
  • Descrizione: donna, 42 anni. Piede cadente resistente ai trattamenti, con una storia di infezioni al rene sinistro, emicranie, intorpidimento e formicolio al lato sinistro del viso, sindrome del colon irritabile e ipotiroidismo.
    Due anni prima aveva iniziato a sentire dei crampi nella gamba sinistra che le impedivano di muovere la gamba. Aveva poi subito una storta alla gamba sinistra durante degli esercizi aerobici in palestra, evento che le aveva procurato un intenso dolore e l’impossibilità di appoggiare il peso su quella gamba. La sera stessa aveva percepito uno stato di paralisi nella caviglia e nelle dita del piede sinistro.
    La visita dall’ortopedico aveva mostrato, a seguito di radiografie e risonanze, un osso scafoide accessorio e lesioni parziali ai legamenti del piede sinistro. A fronte della persistenza dei sintomi, si era fatta visitare da altri ortopedici, neurologi e psichiatri, senza però arrivare ad alcuna diagnosi specifica. Aveva ricevuto una diagnosi di sindrome da dolore regionale complesso, così come anche l’ipotesi che i suoi sintomi fossero psicosomatici.
    Aveva quindi provato terapie tradizionali e alternative, ma senza successo.
    Dopo 9 mesi dall’inizio dei sintomi, è arrivata alla clinica osteopatica, dove è stata diagnosticata una disfunzione somatica alla testa peroneale posteriore. Il muscolo tibiale anteriore sinistro è risultato atrofico, mentre l’astragalo è stato trovato spostato in avanti.

Interventi e valutazioni

  • Valutazione dei sintomi.
  • Diverse sessioni distribuite su diversi mesi.
  • OMT:
    • diretto a riposizionare le ossa per migliorare le articolazioni del piede, a ridurre la pressione sul nervo peroneale e a ristabilire la circolazione sanguigna e il drenaggio linfatico;
    • tecniche ad alta velocità bassa ampiezza alla testa peroneale posteriore e all’astragalo, tecniche ad energia muscolare al muscolo tibiale anteriore, rilascio miofasciale diretto e tecniche di pompa podalica.

Risultati

Dopo il primo trattamento, gran parte dei sintomi sono migliorati, e nel giro di quattro mesi la paziente ha mostrato importanti miglioramenti nella funzione, nella mobilità e nel colore della gamba sinistra, potendo  così tornare a fare ginnastica in palestra e anche a viaggiare.
Dopo alcuni mesi, a fronte di una camminata fatta con scarpe col tacco, sono riapparsi i sintomi. Due ulteriori trattamenti osteopatici hanno favorito un nuovo importante miglioramento.
La paziente ha continuato ad eseguire altri esami per ottenere ulteriori informazioni sulla sua salute, ma tutto è risultato normale.

Discussione

Il piede cadente può derivare da diverse cause: radicolopatia a livello di L5, neuropatia al nervo peroneale a livello del piriforme o della testa peroneale, cauda equina, lesione al nervo sciatico, diabete e disordini neurologici. Le terapie standard riguardano tutori, fisioterapia e chirurgia, ma tendono a dare sollievo temporaneo. Nel caso riportato in questo studio, alla paziente era stato consigliato un intervento chirurgico per rimuovere lo scafoide accessorio, ma questo osso, sebbene possa dare irritazione al tendine tibiale posteriore, difficilmente crea una disfunzione somatica alla testa posteriore del perone.

In questo studio, la paziente ha ottenuto importanti benefici (meno dolore e miglior qualità di vita) grazie all’OMT. L’OMT, quindi, può rivelarsi particolarmente utile nel trattamento del piede cadente, soprattutto in caso di disfunzioni somatiche coerenti con un’eziologia biomeccanica. Inoltre, mentre le terapie standard possono portare sollievo senza però lavorare sull’effettiva eziologia oppure avere rischi importanti (es. chirurgia), l’OMT può risultare un’ottima alternativa in grado di lavorare sia sui sintomi sia sull’eziologia. Un altro studio, infatti, ha mostrato come tecniche ad alta velocità bassa ampiezza siano state in grado di diminuire la compressione nervosa sottostante ad una situazione di piede cadente cronico. A tal proposito, la letteratura mostra diversi studi con effetti positivi dell’OMT in caso di svariate condizioni muscoloscheletriche.

Naturalmente, servono ulteriori studi per capire gli effetti a lungo termine e i fattori di rischio per eventuali ricadute. Sarebbe utile definire specifici protocolli di trattamento e condurre studi più grandi e controllati. Così facendo, l’OMT potrebbe entrare a far parte di un piano multidisciplinare per la presa in carico di persone affette da piede cadente, così come da altre patologie neuromuscolari.

La recensione di Osteopedia

A cura di Marco Chiera

Punti di forza: aver mostrato l’utilità dell’OMT in una condizione difficile.

Limiti: come tutti i case report, è difficilmente generalizzabile. Descrizione del trattamento osteopatico molto sintetica (sarebbe stato meglio riportare, ad esempio, la cadenza delle varie sedute), così come dei risultati (anche in questo caso, sarebbe stato più utile riportare l’evoluzione dei sintomi trattamento dopo trattamento). L’OMT sembra essere trattato come un intervento puramente biomeccanico, tralasciando le potenzialità di azione sugli altri sistemi.

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