Marco Chiera
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13/09/2023 - Ultimo aggiornamento 19/04/2024
Cheri Lotfi, Jesse Blair, Angela Jumrukovska, Mackenzie Grubb, Emily Glidden, James Toldi | Anno 2023
Efficacia del Trattamento Manipolativo Osteopatico nel Trattare i Sintomi della sindrome dell’intestino irritabile: una revisione della letteratura
Patologia:
Sindrome dell'Intestino Irritabile
Tipo di studio:
Revisione della letteratura
Data di pubblicazione della ricerca:
24-07-2023
Scopo dello studio
- Obiettivo: valutare l’efficacia e la sicurezza dell’OMT nel ridurre la gravità e i sintomi dell’IBS
- Outcome misurati: valutazione del miglioramento dei sintomi dell’IBS dopo OMT tramite comparazione della significatività statistica (p-value).
Metodi
- Articoli analizzati: 5
- Stringa di ricerca: uso dei seguenti termini: “osteopathic visceral techniques” e “Irritable Bowel Syndrome”.
- Criteri di inclusione: studi primari o meta-analisi; studi che hanno utilizzati i Criteri Roma III per la diagnosi di IBS; studi che contengono un minimo di 5 partecipanti.
- Criteri di esclusione: case report, articoli pubblicati in lingua diversa dall’inglese, studi sull’IBS non collegati all’OMT.
Caratteristiche degli studi
- 4 studi randomizzati controllati
- 1 meta-analisi
Partecipanti
- Numero nello studio più piccolo: 8 persone.
- Numero nello studio più grande: 61 persone.
- Numero totale: 150 persone.
Interventi e valutazioni
- Valutazione dei sintomi di IBS tramite strumenti e questionari diversi, fra cui gravità dei sintomi, scala Likert, Visual Analog Scale (VAS), questionario Irritable Bowel Syndrome Quality of Life Instrument (IBS-QOL), questionario IBS symptom severity (IBS-SS).
- OMT:
- diverse per ogni studio, fra cui tecniche viscerali, tecniche indirette e dirette, trattamento personalizzato.
- Controllo: trattamento sham (fittizio).
Risultati
Outcome primari: in 3 studi, l’OMT ha migliorato i sintomi dell’IBS in maniera statisticamente significativa con un p-value < 0.01, con uno dei 3 studi che ha mostrato una riduzione dei sintomi misurati tramite VAS di 4 volte superiore nel gruppo OMT rispetto al gruppo di controllo con trattamento sham. In un quarto studio, l’OMT ha mostrato effetti positivi sull’IBS-QOL con un p-value = 0.015 e sull’IBS-SS con un p-value = 0.02 per il miglioramento dei sintomi quotidiani e un p-value = 0.015 per il miglioramento dei sintomi più gravi. Nell’ultimo studio, l’OMT ha migliorato i sintomi di IBS con un p-value < 0.006.
Gli studi hanno anche rilevato un miglioramento a breve e lungo termine (1 anno) nella distensione e nel dolore addominale, una riduzione della sensibilità rettale e della costipazione.
Discussione
L’OMT ha la possibilità di ridurre i sintomi di IBS, fra cui costipazione, diarrea, distensione addominale, ipersensibilità rettale e dolore addominale, sia nel breve sia nel lungo termine. Di conseguenza, la qualità della vita delle persone con IBS può migliorare grazie all’OMT. Dall’analisi di uno studio, si può ipotizzare che sessioni di OMT almeno mensili siano l’ideale per avere un buon beneficio clinico.
La manipolazione viscerale può migliorare i sintomi in caso di IBS grazie ad effetti sul sistema nervoso autonomico, sull’afflusso di fluidi e nutrienti ai tessuti, sul rilassamento dei muscoli lisci di fascia e legamenti, e sul flusso di sangue e linfa, in particolare se la manipolazione è eseguita su più aree corporee.
Mentre 2 studi non hanno valutato la sicurezza dell’OMT, 3 studi non hanno riportato alcun effetto avverso. Di conseguenza, l’OMT si può considerare un trattamento sicuro da poter includere nella terapia standard.
È tuttavia difficile generalizzare i risultati qui presentati in quanto gli studi inclusi hanno considerato tecniche diverse, sessioni di durata e frequenza diversa, questionari diversi, e campioni ristretti.
La recensione di Osteopedia
A cura di Marco Chiera
Punti di forza: si è voluto valutare sia l’efficacia sia gli effetti avversi dell’OMT.
Limiti: nell’introduzione sarebbe servita qualche spiegazione in più sul perché l’OMT può essere utile in caso di IBS; trattandosi di una revisione, la stringa di ricerca sarebbe dovuta essere più articolata, e avrebbe dovuto coinvolgere altri database (es. PubMed); manca un’analisi dei limiti della revisione (sono stati elencati solo i limiti degli studi analizzati).
Paragonare i risultati degli studi tramite il p-value senza fare alcuna considerazione metodologica serve veramente a poco, in quanto si privilegia un aspetto puramente matematico e si tralascia ciò che conta in uno studio: la numerosità campionaria, i criteri di inclusione ed esclusione, la metodologia adottata per evitare bias, etc. Uno studio metodologicamente ben strutturato ma con un p-value non statisticamente significativo vale infatti molto di più di uno studio metodologicamente carente ma con p-value molto piccoli.
Inoltre, viene tralasciata la significatività clinica, ben più importante di quella statistica.
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