Marco Chiera
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26/09/2023 - Ultimo aggiornamento 25/03/2024
Athina Giovanis, Stephanie Zeszutek | Anno 2020
Disfunzioni Somatiche all’Anca e alla Pelvi Trascurate in un Caso di Vulvodinia
Patologia:
Condizioni ginecologiche e ostetriche
Tipo di studio:
Case Report
Data di pubblicazione della ricerca:
01-11-2020
Scopo dello studio
- Obiettivo: mostrare l’utilità dell’OMT in caso di vulvodinia e di annessi sintomi depressivi
- Outcome misurati: valutazione dei sintomi
Partecipanti
- Numero: 1
- Descrizione: donna, 40 anni. Dolori perineali cronici iniziati un anno prima a seguito di una camminata vigorosa che aveva indotto, nell’acuto, dolore all’anca, alla natica e ai muscoli ischiocrurali di sinistra. I dolori peggioravano quando si sdraiava sul lato sinistro o dopo essere stata seduta per tanto tempo. Inoltre, impedivano i rapporti sessuali.
La cistoscopia e l’ultrasonografia vaginale sono risultate normali. Per 6 mesi ha seguito trattamenti di fisioterapia (che hanno compreso anche ultrasuoni, dry needling, fascia di supporto sacroiliaca e soletta sotto il tallone sinistro). In seguito, per 3 mesi ha seguito trattamenti di fisioterapia mirati nello specifico al pavimento pelvico. Tuttavia, a causa di scarsi risultati, ha ricevuto 3 iniezioni nei trigger point e 4 iniezioni vulvari di Botox, con effetti però temporanei.
Negli ultimi 6 mesi aveva provato ad assumere amitriptilina giornalmente, ma senza risultato, mentre negli ultimi 3 mesi aveva iniziato il gabapentin: benché questo farmaco aveva indotto un miglioramento, la faceva sentire stanca e giù di tono, tanto da definirsi depressa.
La paziente era una contabile, sposata con un marito definito dolce e supportivo. Non aveva figli, né storia di particolari malattie o interventi chirurgici. Assumeva contraccettivi e multivitaminici, mentre non faceva uso di tabacco, alcool o droghe.
La valutazione fisica ha mostrato disfunzioni somatiche prevalenti nella parte sinistra del corpo a livello della sinfisi sfenobasilare, della giunzione toracolombare, dell’articolazione sacroiliaca con riduzione del meccanismo respiratorio primario, della fascia suprapubica, del pavimento pelvico, dell’anca, della gamba sinistra, della natica, dei muscoli ischiocrurali, delle costole e del diaframma.
Interventi e valutazioni
- Valutazione dei sintomi.
- Risonanza magnetica all’anca dopo le prime visite.
- 8 sessioni di OMT: 5 settimanali e 3 mensili.
- OMT: tecniche di bilanciamento delle tensioni legamentose, rilascio miofasciale, osteopatia craniale, con attenzione al diaframma pelvico in relazione al diaframma toracico e al respiro.
Risultati
Dopo la prima visita, l’alterazione funzionale della gamba sinistra è risultata corretta e, quindi, è stato consigliato alla paziente di non mettere più alcuna soletta.
Alla prima visita di follow-up, la vulvodinia è risultata diminuita così come il dolore da seduta, mentre il dolore all’anca e ai muscoli ischiocrurali si è fatto sentire maggiormente. Le restrizioni al pavimento pelvico sono risultate diminuite, è aumentata la sincronia del movimento fra i diaframmi pelvico e toracico, ma diverse disfunzioni somatiche erano ancora presenti.
Una risonanza magnetica all’anca sinistra ha rivelato una tendinopatia a livello del tendone di inserzioni dei muscoli ischiocrurali, senza però lesioni o effusioni.
Durante le 3 visite settimanali seguenti, la vulvodinia ha continuato a diminuire, allo stesso modo dei sintomi depressivi e del dolore.
Dopo 3 visite mensili, la paziente ha riportato di sentirsi meglio e di poter togliere il gabapentin.
Discussione
L’OMT ha mostrato di poter contribuire alla risoluzione dei dolori perineali della paziente e degli annessi sintomi depressivi.
Tenuto conto della complessità della gestione della vulvodinia – che può prevedere modificazioni comportamentali (igiene, bagni, lubrificanti topici), counseling, esercizi, fisioterapia, farmaci topici (es. lidocaina o creme alla capsaicina), farmaci quali antidepressivi o miorilassanti, iniezioni di steroidi o botox, e chirurgia – l’OMT può quindi ricoprire un ruolo importante nel valutare gli aspetti strutturali e funzionali della regione pelvica in relazione al resto del corpo (es. arti inferiori e diaframma toracico).
Probabilmente, la paziente aveva lesionato l’attaccamento dei muscoli ischiocrurali alla tuberosità ischiatica durante quella camminata vigorosa, infortunio che poi ha indotto una serie di disfunzioni somatiche che hanno portato alla vulvodinia.
I principi dell’osteopatia permettono inoltre al professionista di attuare un approccio globale che aiuta a definire una relazione terapeutica che può migliorare la compliance e gli outcome terapeutici.
Naturalmente, servono ulteriori studi sia sull’OMT sia su un approccio multimodale.
La recensione di Osteopedia
A cura di Marco Chiera
Punti di forza: primo studio che riporta l’utilità dell’OMT in caso di vulvodinia; utile l’inquadramento anatomico iniziale; sono stati riportati i cambiamenti sui sintomi depressivi; interessante il follow-up di diverse visite e l’attenzione ad un approccio multimodale.
Limiti: come ogni case report, è difficilmente generalizzabile; manca un follow-up a più lungo termine; sarebbe stato interessante valutare, anche in maniera semplice (scala 0-10), sia l’intensità del dolore sia i sintomi depressivi.
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