5. La Prima Guerra Mondiale e la pandemia di influenza spagnola

La partenza per il fronte dei medici regolari e i successi conseguiti nella cura dell'influenza diedero un impulso incoraggiante all'osteopatia.

Nel 1917 l’osteopatia era una realtà consolidata in diverse parti degli USA. Esistevano sette scuole di formazione osteopatica e più di seimila osteopati professionalmente attivi. La regolamentazione della professione, tuttavia, non era uniforme, poiché ciascuno degli stati federati dettava le proprie leggi in materia. Pertanto, anche se la nuova medicina era riconosciuta in più di quaranta stati, soltanto in tredici di essi i DO e gli MD avevano diritti equivalenti per l’esercizio della professione. Le commissioni statali preposte a esaminare i laureati in medicina per concedere l’abilitazione erano talvolta indipendenti, ovvero composte esclusivamente da osteopati, mentre talaltra erano miste, oppure formate soltanto da MD. Anche lo scopo professionale variava a seconda dei confini geografici: in alcuni stati la legislazione concedeva ai DO soltanto l’applicazione dei trattamenti manipolativi e l’uso dei cosiddetti annessi non farmacologici, mentre altrove li autorizzava a esercitare l’ostetricia, piccoli interventi chirurgici e a prescrivere alcuni farmaci.1 

Nonostante le proteste dell’AOA, durante la Prima Guerra Mondiale nessun DO venne arruolato come medico nelle truppe armate, inoltre inizialmente gli studenti di osteopatia non poterono nemmeno beneficiare della legge che concedeva ai loro omologhi di medicina allopatica di essere esentati dalla leva per poter proseguire gli studi.2 

Tuttavia, questa situazione ebbe imprevedibili ripercussioni positive per i DO che rimasero in patria; infatti, dovendo colmare il vuoto lasciato dagli MD impegnati al fronte, essi assistettero a un aumento del numero dei loro clienti e a una maggiore notorietà della medicina osteopatica. 

Oltre a ciò, le scuole continuarono a impegnarsi per migliorare la qualità della formazione. Per esempio, in un documento nel 1917 cinque college osteopatici (College of Osteopathic Physicians and Surgeons, Chicago College of Osteopathy, Des Moines Still College of Osteopathy, Massachusetts College of Osteopathy e Philadelphia College and Infirmary of Osteopathy) dichiararono che non avrebbero ammesso nuove matricole a meno che non possedessero un diploma di scuola media superiore, e si impegnarono ad affidare la valutazione di questa credenziale a un funzionario esterno approvato dal Comitato per la formazione dell’AOA.3 

Un ulteriore importante fattore, in particolare per gli osteopati “puri”, furono i successi conseguiti nella cura di un ceppo particolarmente virulento di influenza, la cosiddetta spagnola, che infuriò nel 1918 e 1919. Ne morirono circa cinquecentocinquantamila persone negli Stati Uniti (il 28% della popolazione) e, secondo le stime, quaranta milioni di persone in tutto il mondo, un numero superiore alla somma di tutte le vittime della prima guerra mondiale. 4,5 

Secondo quanto sostenuto dagli osteopati, la percentuale di guarigioni che ottenevano rispetto alle cure tradizionali erano impressionanti: per l’influenza il tasso di mortalità risultava dello 0,25% per la medicina osteopatica contro il 5-6% per la medicina ortodossa, mentre per la polmonite i decessi erano rispettivamente del 10% contro il 33%. L’AOA esortò gli osteopati a inviare quanti più dati possibili per poter redigere un rapporto, che fu poi letto in occasione del convegno annuale tenutosi a New York nel 1919 e infine pubblicato sul JAOA nel 1920. Anche se la sua non conformità agli standard della ricerca scientifica attuale lo rende poco credibile, è probabile che le manovre manipolative potessero fare la differenza, specie per l’assenza di farmaci efficaci.4,6,7,8,9,10,11,12     

Le manovre utilizzate all’epoca sono state oggetto di studio e vengono ritenute ancora oggi importanti, specie in considerazione di scenari pandemici distopici in cui non si avrebbe la disponibilità di vaccini e/o farmaci per tutta la popolazione.11,13,14,15 

I dati resi noti dalle scuole al 29 settembre 1919, riportarono un incoraggiante dato parziale che vedeva più di cinquecento immatricolazioni già pervenute prima della chiusura definitiva delle iscrizioni (162 a Chicago, 45 a Los Angeles, 16 a Kansas City, 64 a Des Moines, 34 a Boston, 54 a Philadelphia e 150 a Kirksville).16 

Alla fine della prima guerra mondiale gli osteopati “puri”, anche con il sostegno dell’AOA, godettero di un effimero sopravvento sulla fazione di quelli “in senso lato” grazie alla crescita della medicina osteopatica e agli ottimi risultati ottenuti nella cura dell’influenza.4 

  1. Gevitz, N. (1998). The sword and the scalpel – the osteopathic ‘war’ to enter the Military Medical Corps: 1916-1966. The Journal of the American Osteopathic Association98(5):279-286
  2. Silver, S. A. (2012). Thanks, but no thanks: how denial of osteopathic service in World War I and World War II shaped the profession. Journal of Osteopathic Medicine112(2):93-97.
  3. “Standards of Associated Colleges of Osteopathy – Admission of Students”. JAOA September 1917, in JAOA v. 17 1917-18:46.
  4. Gevitz N. The DOs. The Johns Hopkins University Press, Baltimora, Maryland, USA 2004:81-82.
  5. Tsoucalas, G., Kousoulis, A., & Sgantzos, M. (2016). The 1918 Spanish Flu Pandemic, the origins of the H1N1-virus strain, a glance in history. European Journal of Clinical and Biomedical Sciences2(4), 23-28.
  6. Smith, R. K. (2000). One hundred thousand cases of influenza with a death rate of one-fortieth of that officially reported under conventional medical treatment. 1919. Journal of Osteopathic Medicine100(5), 320-323; 
  7. Baroni, F., Mancini, D., Tuscano, S. C., Scarlata, S., Lunghi, C., Cerritelli, F., & Haxton, J. (2021). Osteopathic manipulative treatment and the Spanish flu: a historical literature review. Journal of Osteopathic Medicine121(2), 181-190. 
  8. Mueller D. M. (2013). The 2012-2013 influenza epidemic and the role of osteopathic manipulative medicine. Journal of Osteopathic Medicine113(9), 703-707. 
  9. Déry, MarkAlain. “One Hundred Thousand Cases of Influenza With a Death Rate of One-Fortieth of That Officially Reported Under Conventional Medical Treatment” Journal of Osteopathic Medicine, vol. 108, no. 9, 2008:484-530. 
  10. Chila A.G. (a cura di). Foundations of Osteopathic Medicine. 3rd ed. Lippincott Williams & Wilkins, Baltimora Philadelphia, USA 2011:1054. 
  11. Hruby R.J., Hoffman K.N.. Avian influenza: an osteopathic component to treatment. Osteopathic Medicine and Primary Care, 1:10, 2007. 
  12. Magoun H.I. jr. More About the Use of OMT During Influenza Epidemics. JAOA, vol.104, n.10, October 2004: 406-407
  13. Hodge LM. Osteopathic lymphatic pump techniques to enhance immunity and treat pneumonia. Int J Osteopath Med. 2012 Mar;15(1):13-21. 
  14. Yao, S., Hassani, J., Gagne, M., George, G., & Gilliar, W. (2014). Osteopathic manipulative treatment as a useful adjunctive tool for pneumonia. JoVE (Journal of Visualized Experiments), (87), e50687. 
  15. Patterson MM. The Coming Influenza Pandemic: Lessons From the Past for the Future. JAOA, v.105, n.11, November 2005:498-500. 
  16. “Attendance at Our Colleges”. JAOA October 1919, in JAOA v. 19 (1919-1920):63-64.

 

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Silvia Tuscano

editor

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