Philosophy of Osteopathy di Andrew Taylor Still
Il secondo libro pubblicato da A.T. Still raccoglie i principi fondamentali dell'osteopatia, redatti nel corso di diversi anni e riuniti in un volume. Nonostante le insistenze degli amici, Still non era sicuro che i tempi fossero maturi per divulgare la sua scienza, ancora agli esordi.
Titolo in italiano: Filosofia dell’osteopatia
Editore: Kirksville, MO: Pubblicato dall’autore.
Ristampato nel 1946 a cura dell’Academy of Applied Osteopathy: Edwards Brothers, Inc. Ann Arbor, Michigan (USA)
Anno di pubblicazione: 1899.
Ristampato nel 1946 grazie alla concessione di Blanche Still, figlia di A.T. Still, con una prefazione del Comitato per le pubblicazioni dell’Academy of Applied Osteopathy, datata 15 gennaio 1946.
Numero di pagine: 289
Leggi qui in formato PDF (in inglese)
Nella prefazione il dr. Still asserisce di essersi deciso a scrivere per dare informazioni corrette agli studenti e alle persone interessate all’osteopatia. Sostiene di avere opinioni divergenti rispetto alla classe medica “su quasi tutte le questioni importanti” e per questo motivo nel libro non viene citata alcuna opera di medicina.
Lo scopo del volume è quello di enunciare i principi dell’osteopatia e favorirne la comprensione, non quello di descriverne le tecniche o di definire delle regole. Contiene idee sviluppate nel corso di diversi anni, che l’autore dichiara di aver scrupolosamente verificato e organizzato in un trattato che potesse fare da guida per il futuro.
Il libro contiene 22 capitoli. Nel prosieguo, le citazioni delle pagine fanno riferimento all’edizione originale inglese.
Nei primi due capitoli Still ricorda che ha sviluppato l’osteopatia dopo aver assodato che i rimedi della medicina ortodossa non funzionavano, e sottolinea come lo studio dell’anatomia, che comprende anche la fisiologia (p.18) sia il fondamento delle conoscenze per un osteopata.
Quest’ultimo non agisce a caso ma in base al ragionamento, cercando innanzitutto la “perfezione fisiologica della forma tramite l’aggiustamento della struttura ossea, in modo che le arterie possano apportare il sangue per nutrire e costruire tutte le parti” (p.27).
Il dr. Still precisa altresì che l’uomo è costituito da un corpo materiale, da un essere spirituale e da un’entità mentale molto superiore a tutti i movimenti vitali e alle forme materiali, preposta a “gestire saggiamente questo grande motore della vita” (p. 26). La frase “Trovare la salute dovrebbe essere l’obiettivo del medico. Chiunque può trovare la malattia”, citata molto spesso e presente anche in altre fonti, si trova a pagina 28.
Still prosegue descrivendo il metodo che ha elaborato per individuare le deviazioni dalla norma, dividendo mentalmente il corpo in tre parti: torace, arti superiori e arti inferiori. Alla prima parte appartengono la testa, il collo, il torace, l’addome e il bacino. Alla seconda la testa, il collo, il braccio, l’avambraccio e la mano. Alla terza il piede, la gamba, la coscia, il bacino e le vertebre lombari. Dall’ellisse che circonda il torace provengono tutti gli apporti vitali, e da quel centro si dipartono solo altri due rami, quello delle braccia e quello delle gambe.
Still descrive, per esempio, come effettuare la ricerca della causa di un dolore al piede (pp.30-32). L’osteopata deve dedicare grande attenzione ai percorsi dei nervi e all’apporto sanguigno. “La sua mente deve esaminare l’osso, il legamento, il muscolo, la fascia, i canali attraverso i quali il sangue scorre dal cuore alla sua destinazione, unitamente all’apparato linfatico e al suo contenuto” e, se il mistero permane, “lo colpisce il pensiero che il liquido cefalorachidiano è il più nobile elemento conosciuto all’interno del corpo umano”. Se il cervello non fornisce tale liquido in abbondanza la salute ne risentirà: “chiunque sia in grado di ragionare capirà che è necessario attingere a questo grande fiume vitale per irrigare immediatamente il campo disseccato, o il raccolto della salute andrà perduto per sempre” (p.39).
Nelle pagine 39-41 Still spiega l’importanza di conoscere la chimica per comprendere i meccanismi di funzionamento del corpo, poi conclude i capitoli introduttivi ripetendo ancora una volta le modalità alla base del ragionamento di un osteopata, in questo caso facendo l’esempio di un dolore al braccio.
I capitoli dal terzo al dodicesimo sono dedicati ad argomenti particolari, per esempio la testa, le patologie polmonari, l’apparato linfatico, il diaframma, gli organi viscerali, il sangue, la fascia, le febbri e altro.
Il tredicesimo capitolo contiene alcuni pensieri su che cosa sia la vita e un serie di domande sulle quali ogni osteopata dovrebbe riflettere. Nel quattordicesimo Still lamenta che la razza umana è giunta a produrre pochi pensatori originali.
Il quindicesimo capitolo, che Still definisce il più importante del libro, è nuovamente dedicato al ragionamento osteopatico. Still descrive cos’è il midollo spinale e come trattare il rachide, sottolineando la grande responsabilità dell’osteopata che si avvicina a una persona vivente. Accenna all’importanza di un drenaggio perfetto e all’armonia dei cinque tipi di nervi (sensitivi, motori, nutritivi, volontari e involontari).
Nel sedicesimo capitolo Still offre ulteriori ragionamenti per trovare la causa delle malattie, in particolare considerando alcuni argomenti specifici: l’appendice e l’opportunità dell’intervento chirurgico; il diaframma e le conseguenze del suo malfunzionamento; la sintomatologia e la sua relativa inutilità.
Il diciassettesimo capitolo verte sull’ostetricia. Still sottolinea come il primo obbligo dell’ostetrico sia esaminare le ossa del bacino e del rachide della madre per assicurarsi che tutto sia nella norma. In caso contrario, dovrà informare la paziente dei rischi ed eventualmente rifiutare di seguire il caso. Le pagine 240-249 contengono alcune istruzioni pratiche per evitare lacerazioni durante il parto, per la legatura del cordone ombelicale, l’espulsione della placenta, la mastite, le prime cure per la madre e il bambino.
Dopo il diciottesimo capitolo dedicato alle convulsioni, Still offre alcune considerazioni conclusive nel diciannovesimo. Tutti i medici della storia hanno cercato di guarire i malati ma non sono riusciti per la mancanza di un sistema filosofico: Still avanza l’ipotesi che la cosa più importante per risolvere molte malattie sia evitare che le impurità si accumulino nel sistema linfatico, che non dovrebbe mai essere sovraccarico (pp.259-61).
Il ventesimo capitolo, dedicato al ganglio cervicale superiore e agli effetti dell’inibizione o stimolazione dei nervi ad esso collegati, è firmato dal dr. William Smith.
Punti di forza: una lettura assolutamente fondamentale per comprendere dalla voce di A.T. Still i ragionamenti alla base della filosofia osteopatica.
Punti di debolezza: il volume è redatto nello stile caratteristico di A.T. Still.
Nell’edizione datata 1946 a cura dell’Academy of Applied Osteopathy, i firmatari della prefazione – A.R. Becker, K.E. Little, G.W. Northup, R.W. Rice, C.K. Smith e T.L. Northup (presidente) – sottolineano l’importanza di quest’opera di Still, fornendo alcune informazioni e suggerendo ulteriori letture per metterla in prospettiva.
Notano come ai tempi in cui Still enunciava la teoria dell’immunità naturale Lister stava sviluppando i primi metodi dell’antisepsi e Koch stava individuando gli organismi responsabili di malattie come la tubercolosi, il tifo, il tetano e la difterite.
Proseguono affermando che molte altre idee di Still hanno trovato riscontro nell’evoluzione della medicina, citando numerose opere a sostegno di tale tesi
Traduzione del titolo in italiano: Filosofia dell’osteopatia.
L’opera è disponibile in italiano: Still, A.T. (trad. Annoni I.) Filosofia dell’osteopatia. Milano: Castello Editore, 2000. [Shop]
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